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Una Storia dal Passato: BIG BEAR RUN


Babila
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Metto questa discussione qui, nella sezione dedicata a ‘‘Il forum dei ricordi, raccolta di foto, immagini e sensazioni di altri tempi’’, anche se credo sia materia più adatta ad un ‘‘blog’’. Penso che la inserirò anche di là.

Tutto nasce da questa discussione, postata qualche giorno fa, che mi ha condotto ad una ricerca dai risvolti completamente inaspettati.

http://www.vesparesources.com/tuning-largeframe/51579-restauro-espansione.html

Perché chiamare così, ‘‘Big Bear’’, una marmitta per vespa? Come gli è venuto in mente a quelli della FAR? Cosa c’entra?

Inizio così, come con un C’era una volta in America

Buona lettura.

Big Bear, in California, dalle parti della città degli angeli, è una rinomata località e stazione sciistica, in un ambiente naturale, a duemilacinquecento metri d’altitudine, dominato dal Big Bear Lake e da Big Bear Mountain. Da ormai molto tempo la vita degli abitanti si svolge nel rispetto dei valori ambientali e… e no!, non mi pare sia la direzione giusta, bisogna cercare qualcos’altro, oltre l’ambiente, chè altrimenti non si và da nessuna parte…

Rammento a me stesso che stò cercando un collegamento tra una marmitta (per vespa!) e un nome, forse una località che all’opposto vive una diversa dimensione, mostrando una ‘’coscienza verde’’ onestamente inconciliabile con il motorismo in una sua qualsiasi declinazione… Sembra impossibile, ma dopo un pò mi accorgo che non è stato sempre così, anzi! Sono costretto a ricredermi, appena scoperto un altro sito, che già dall’esterno sembra evocare i fasti di un famoso evento del passato, al contrario riguardante proprio gli albori del motorismo a stelle e strisce, albori celebratisi esattamente qui! In breve riesco a intravedere un passato ricco di vitalità, di suggestioni, di promesse: la Big Bear Run … Comincio a leggere, a scavare via via le vicende, i luoghi, alcuni protagonisti, elementi particolari di una storia che si rivela sempre più importante e profonda. Non sapevo nulla di Big Bear e della sua Run. Si può forse (e anche senza forse, a mio parere) dire la Big Bear Run addirittura la prima! delle Desert Race, le famose corse in moto (su percorsi desertici, appunto) che tanto seguito hanno avuto nei decenni successivi, e non solo in USA. La prima edizione si disputò nel 1920, ma è dall’anno seguente che ricevette ufficialità. L’evento andò avanti fino agli anni sessanta. Una storia densa, di cui non ho modo di cogliere altro se non gli elementi più in superficie, pochi ‘‘dettagli’’. L’ultima edizione è stata apparentemente (‘‘apparently’’ - ma perché?) quella del ’63.

Questo sito racconta un pò tutto, traduco a salti da una sezione all’altra e faccio copiaeincolla:

http://thebannerisup.district37ama.org/races/big%20bear%20main.shtml

Partivano a centinaia, tutti insieme, anche fino a 530 starters, per poi finire, in 119, nell’edizione del 1954. Doveva essere ‘‘impressionante’’ e ‘‘memorabile’’. Aveva generato entusiasmi fra gli appassionati, e presto vennero organizzati nuovi appuntamenti, Catilina e Greenhorn, fra gli altri.

Il pilota più in vista è stato probabilmente Aub LeBard, che ha vinto per tre anni di seguito, nel 1949 (su Matchless), nel 1950 – questa l’edizione forse più lunga, con 185 miglia, coperte in 4 ore e 26 minuti alla media di 41,5 miglia orarie - e nel 1951 (su BSA), ma Bud Ekins è stato il più titolato, con le quattro vittorie nel ’54, ’57, ’59 e nell’ultima, appunto, del ’63. Anche Ekins era molto conosciuto, e proprio lui sarebbe stato l’uomo chiamato a fare da stunt-man nel film‘‘ La Grande Fuga’’, con Steve McQueen, su una Triumph di produzione.

http://thebannerisup.district37ama.org/races/bb-winners.shtml

Per tre volte la corsa è iniziata al Saugus Cafè, per finire poi a Big Bear. Saugus Cafè? Merita di essere notato, non fosse altro che è il ristorante più antico e ancora in attività della Los Angeles County. Istituito nel 1887, oggi sulla strada San Fernando, a Santa Clarita, era nato come piccolo punto di ristorazione annesso alla nuova stazione ferroviaria di Saugus, sulla originaria Railroad Avenue. Nel 1898 i fratelli Richard e Martin Wood ne presero la direzione, e qualche anno dopo (‘‘later’’) lo spostarono dall’altro lato della strada, pressappoco dove si trova ancora oggi… come una istituzione

Santa Clarita, California - Wikipedia, the free encyclopedia

Era da tempo che ci giravo intorno, senza avere voglia di andare a guardarci dentro fino in fondo…

Cosa aveva da spartire il nome di quella marmitta con Big Bear veramente non sono riuscito a coglierlo, ma non fosse stato per essa non avrei saputo nulla, di questa storia…

Mi và bene così.

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NdA: chiunque, a qualsiasi titolo, intendesse riprendere questo ‘contributo’, o parti di esso, su qualsiasi altro sito/forum, è ‘invitato’ a citare l’autore: Alberto/Babila, per vesparesources.com

 

BigBearLakeCAHP.jpg

BBear Mountain PinUp Girl Sign.jpg

aublebard-cover.jpg

aub-lebard-motart.jpg

bud-ekins-and-steve-mcqueen.jpg

BUDandDAVEEKINS  - Acton TT1953.jpg

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  • 3 months later...

Riprendo questa ‘discussione’ dopo alcuni mesi. Mi aveva interessato molto, e avevo messo insieme un seguito, poi non inserito. Veramente non c’entrava nulla col mondo vespa, e nessun altro utente, per tutto questo tempo, aveva proposto un commento, scritto qualcosa…

Quale senso poteva avere proporre ancora, qui, questa storia? L’unica risposta trovata era già nella stessa storia, da raccontare. Per me. Adesso, dopo la sua riproposizione nella home 'sento' come di ‘doverlo’. Esprimo un sentito grazie a chi ha voluto ‘considerarla’ in questo modo.

 

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Ho cercato ancora in giro, digitando qualsiasi cosa poteva avere a vedere con questa storia. Non si trova molto. In America sì, ho messo da parte un paio di ‘link’ (su race-dezert.com ho trovato qualcosa, e se poi volete andrò a riguardare), in Italia nulla. Spunta fuori solo questa discussione (il che significa che farà, a dire, ‘testo’…). Di sicuro da qualche parte qualcuno ne avrà scritto, immaginavo… Non ho vecchie riviste moto tra cui rovistare, non ne ho mai comprata una in particolare, o più o meno regolarmente... Qualche tempo dopo averne scritto (sopra), un conoscente mi gira il numero 60 di dueruote, dell’aprile 2010. In copertina la Yamaha Super Tenerè. Sapeva che continuo ancora a guardare quel genere di moto, specie se della ‘casa dei tre diapason’. Inizio a sfogliarlo distrattamente, poi la sorpresa! A pagina 36 una foto in bianco e nero omaggia McQueen mentre si diverte a saltare durante le riprese del film con la sua Triumph camuffata da ‘tedesca’ (sapevo delle esigenze di copione, doveva far passare l’idea d’essere come un Bayerische Motoren Werke…). Qualcosa, finalmente!, dopo tante ore passate in giro per il mondo, sul web. Il pezzo è una ricognizione/ricostruzione della ‘storia enduro’, dalle origini più remote a oggi, rivisitando (in modo stringato) le tappe principali. Leggo subito che sono state moto come quelle (la Triumph di McQueen), che hanno portato alla nascita del genere. A pagina 63, l’autore dell’articolo inizia il suo racconto proprio a partire dalla vicenda USA. Luigi Rivola questa storia la conosce eccome, è evidente. Ne trascrivo alcuni passaggi più significativi, in generale, ai fini di un racconto iniziale del ‘mondo Desert Race’, cui la Big Bear Run ha dato i natali, e anche perché qualcosa si intreccia con un mio percorso personale, comunque comune a tanti ragazzi di qualche anno fà.

Negli anni sessanta, scrive, (noi) avevamo le ‘regolarità’, ma ‘… in America c’era già qualcosa di diverso: erano le popolari corse di pura velocità che si disputavano su estesi tratti di deserto alternati a percorsi stradali di alta montagna. Nate nei primi anni ’20, queste Desert Race quarant’anni più tardi erano dominate da moto a due tempi di 250 cc., disturbate da bicilindriche inglesi di grossa cilindrata in allestimento speciale… tra queste trasformazioni divenne particolarmente celebre… la Triumph Bonneville con cui l’attore Steve McQueen negli anni ’60 prese parte con successo a diverse corse in America, spingendosi fino a partecipare con la squadra USA alla sei giorni internazionale che si svolse in Germania Est nel 1964’.

 

Mi pare proprio il caso di aggiungere che all’ISDT (International Six Days Trials) la squadra di McQueen era fatta con i due fratelli Ekins e un quarto (non ricordo il nome, magari lo cercherò nuovamente). Altra curiosità ritrovata: in prova Ekins – quello ‘vero’, Bud – cadde e si ruppe una caviglia… fine dei Trials…

Ancora Rivola: ‘… il fuoristrada negli anni sessanta crebbe di fama e di ‘vendite’ anche in Italia, tanto che all’inizio del decennio seguente le moto da regolarità divennero uno dei fenomeni di moda fra i giovani motociclisti.’ Era la condizione per cui si sarebbe creato ‘… un florido mercato anche per i cultori delle gomme tassellate. Le marche? Gori, Ancillotti… e soprattutto la straniera cattiva, cattivissima… Chi aveva il Kappa aveva l’ammirazione degli amici e <<kukkava>> le amiche. Magari la usava solo per andare a scuola o al bar, ma aveva il Kappa. Però si chiamavano ancora <<Regolarità>>. Il nome sostitutivo comunque era già pronto e avrebbe cambiato un po’ tutto. Le Desert Race americane non si trasferirono in Europa, dove non c’erano deserti, ma esportarono da noi l’affascinante termine <<Enduro>>, significativo di coraggio e resistenza per i piloti, affidabilità, prestazioni e massima versatilità su strada e fuoristrada per le moto.

La prima moto on-off della nuova generazione, quella delle enduro, fece la sua comparsa nel 1976. era una monocilindrica a quattro tempi monoalbero raffreddata ad aria da poco più di 30 cv, avviamento a pedale, cinque marce, un gran tiro in basso e una discreta velocità di punta: 130 km/h. Snella e leggera, si chiamava Yamaha XT 500 e se la cavava benissimo (a patto di saperla mettere in moto) sia su asfalto, sia in montagna, sia in città, sia nelle mulattiere da trial.’

 

Già, ‘quoto’ su tutto, pure sulla XT 500 (la mia moto, il piccolo intreccio personale nella storia, per gli anni ottanta e metà dei novanta -----), compreso il fatto che dovevi proprio saperla mettere in moto… certo, dopo un paio di fratturine all’arto inferiore destro (più una procurata ad un malcapitato conoscente), e decine di botte rimediate dal violento ritorno della pedivella di messa in moto, poi imparavi definitivamente come fare… Altrimenti restavano due sole ulteriori possibilità: o te la toglievi, o la lasciavi marcire in garage per lunghi periodi…

Magari un giorno a Rivola verrà in mente di scriverci un libro, su questa Run. Intanto questo suo articolo ritrovato già consente di suggerire (a quanto riportato 'di mio', pur se a frammenti), un migliore tessuto di fondo, un contesto almeno più ampio e comprensibile, anche ripercorrendo il come sono andate alcune vicende da noi, nei tre/quattro decenni passati.

 

 

 

 

(Tutto solo per una FAR dal nome esotico…)

 

 

 

---------------------------

Alberto/Babila per vesparesources.com

 

 

Saugus-Cafe Martin Wood 1914.jpg

the-cafe.jpg

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