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Un Saluto a uno dei più grandi registi italiani


kratos86
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io di suoi film ho visto solo amici miei,tutti gli atti,non lo conoscevo ma la sua scelta di morire con dignità invece che di stare a spengersi lentamente in un letto di ospedale la condividio in toto.

riposi in pace

:ciao:

edit:per otrebor (o Roberto,carino in nick :D ) la frase precisamente era « Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione! »

 

Grazie Case ! volevo andare a cercarmela.. ma ti ricordi anche la scena vero ? pazzesca ! uno dei ciak più belli mai girati al mondo.. altro che i kolossal americani.. e infatti era semplice e "geniale" !

 

Riguardo alla scelta del sor mario.. concordo con te ma.. ci vuole dei bei coglioni..

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Grazie Case ! volevo andare a cercarmela.. ma ti ricordi anche la scena vero ? pazzesca ! uno dei ciak più belli mai girati al mondo.. altro che i kolossal americani.. e infatti era semplice e "geniale" !

 

Riguardo alla scelta del sor mario.. concordo con te ma.. ci vuole dei bei coglioni..

 

la scena del primo film è la migliore secondo me,la frase viene ripetuta in tutti e tre i film,nel primo da quello che poi muore(non mi ricordo il nome :mrgreen: ) nel secondo dal conte Mascetti e nel terzo non ricordo ma viene ripetuta!

 

concordo sul coraggio,ma stare in un letto a soffrire sarebbe molto più straziante a mio avviso

:ciao:

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MODERATOR
non lo conoscevo ma la sua scelta di morire con dignità invece che di stare a spengersi lentamente in un letto di ospedale la condivido in toto.

riposi in pace

:ciao:

 

concordo sul coraggio, ma stare in un letto a soffrire sarebbe molto più straziante a mio avviso

:ciao:

 

Dipende dal mondo che ti gira intorno: se sperimenti l'affetto di chi ti circonda e credi che questo abbia un valore inestimabile non ti crei il problema, e sposti l'accento da il "morire con dignità" al "vivere fino in fondo con dignità"! ;-)

 

 

 

 

P.S.: Quest'estate si è suicidato un attore straniero dalla forte personalità istrionica, che ha voluto "uscire di scena" con la stessa spettacolarità con cui fino a quando ha lavorato si esprimeva. Poi non lo hanno fatto più lavorare -nonostante non era anziano- e ha deciso allora di far parlare di sè anche in questa maniera "estrema"... :roll:

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la scena del primo film è la migliore secondo me,la frase viene ripetuta in tutti e tre i film,nel primo da quello che poi muore(non mi ricordo il nome :mrgreen: ) nel secondo dal conte Mascetti e nel terzo non ricordo ma viene ripetuta!

 

concordo sul coraggio,ma stare in un letto a soffrire sarebbe molto più straziante a mio avviso

:ciao:

 

io ricordo quella in cui Paolo Stoppa doveva "cag...", si fermavano in un bosco o nella boscaglia e (scatta l'intuizione geniale) qualcuno da dietro gli metteva un badile sotto. Lui si alzava e controllava e non trovava nulla.. ! e s i l a r a n t e ! a quel punto lo operavano o gli raccontavano che lo avrebbero operato.. non ricordo bene

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io ricordo quella in cui Paolo Stoppa doveva "cag...", si fermavano in un bosco o nella boscaglia e (scatta l'intuizione geniale) qualcuno da dietro gli metteva un badile sotto. Lui si alzava e controllava e non trovava nulla.. ! e s i l a r a n t e ! a quel punto lo operavano o gli raccontavano che lo avrebbero operato.. non ricordo bene

 

gli raccontano che ha una malattia terribile e deve essere operato,con questa scusa riescono a farsi estinguere il debito mi pare :)

per Vesponauta:sono temi molto delicati,credo che ognuno la pensi a modo suo ma credo anche che sia giusto poter scegliere,in uno stato moderno e laico almeno dovrebbe essere cosi....dovrebbe

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MODERATOR
per Vesponauta:sono temi molto delicati,credo che ognuno la pensi a modo suo ma credo anche che sia giusto poter scegliere, in uno stato moderno e laico almeno dovrebbe essere cosi....dovrebbe

 

Discorso vagamente ideologico-politico-confessionale... :roll:

 

Siamo figli di un relativismo che ti fa "lavare le mani" sotto la finta etichetta de "la mia libertà finisce dove inizia la tua". :nono:

 

Mi auguro che tu conosca il significato della parola "hospice", e ne abbia anche sperimentato in prima persona -come me- il contenuto, le forme, i colori, gli odori, il clima, le relazioni...

 

Se non è così, mi dispiace, ma stai facendo solo filosofia (non te la prendere: mi servi come esempio! ;-)), e rischi di seguire acriticamente l'idea del "branco", che ripete a pappagallo più o meno sempre le solite frasi fatte, senza farti un'opinione genuina e personale che sia il risultato di ciò che hai visto e toccato con mano in prima persona... :roll:;-)

 

 

:ciao:

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Discorso vagamente ideologico-politico-confessionale... :roll:

 

Siamo figli di un relativismo che ti fa "lavare le mani" sotto la finta etichetta de "la mia libertà finisce dove inizia la tua". :nono:

 

Mi auguro che tu conosca il significato della parola "hospice", e ne abbia anche sperimentato in prima persona -come me- il contenuto, le forme, i colori, gli odori, il clima, le relazioni...

 

Se non è così, mi dispiace, ma stai facendo solo filosofia (non te la prendere: mi servi come esempio! ;-)), e rischi di seguire acriticamente l'idea del "branco", che ripete a pappagallo più o meno sempre le solite frasi fatte, senza farti un'opinione genuina e personale che sia il risultato di ciò che hai visto e toccato con mano in prima persona... :roll:;-)

 

 

:ciao:

sono idee che ho sempre avuto pur essendo nato in una famiglia fortemente cristiana e in una provincia di fanatici religiosi,credo che,anche fossi credente,la penserei ugualmente,ognuno della sua vita fà ciò che vuole,se una persona crede che sia più dignitoso morire che stare a soffrire penso che la sua richiesta vada ascoltata,ovviamente vale anche se la persona vuole vivere,ci mancherebbe....opinione ripresa o no(che poi potrei anche dire che la tua opinione è ripresa altrove in quanto su questo tema ne esistono soltanto due,il così detto partito della vita e chi la pensa come me)credo fortemente in questa libertà di scelta,come posso scegliere se fare il delinquente o il lavoratore sottopagato posso scegliere anche scegliere di vivere o morire,la vita è l'unica cosa davvero nostra.

con rispetto per le tue idee,ci mancherebbe è!è solo per discutere su un tema che forse mai avrà una definitiva risposta

:ciao:

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MODERATOR

Cosa c'entra mettere in mezzo la "dimensione religiosa", quando sto facendo un ragionamento che vorrebbe essere basato sul semplice buon senso? ;-)

 

Ah, sì, hai ragione: stiamo rischiando di subire il gioco di chi vorrebbe rinchiudere le diversità di pensiero ad esempio in "laico" e "cattolico", per creare ad arte faziosità e contrapposizioni per alimentare polemiche e divisioni... :nono:

 

Torniamo allora a noi, senza farci fregare! :ok:

 

Avevo circa 16 anni quando mi sono sentito crollare il mondo addosso quando rimisi in discussione tutto quello che stavo facendo, perchè vidi intorno a me un qualcosa che non mi convinceva. Addirittura ero arrivato a dubitare dell'affetto dei miei familiari ed ero anche arrivato a sentirmi "di troppo". Non è che "volevo farla finita", sia ben chiaro, ma mi sono domandato in maniera molto chiara che ci stavo a fare in questo mondo.

 

Col tempo ho capito allora quelle persone che mi hanno detto che "la vita è un mistero" perchè non ne siamo i suoi detentori al 100%.

Basta constatare come i nostri genitori non ci hanno certamente chiesto se volevamo nascere oppure no: semplicemente a riguardo dell'inizio della nostra vita non ne siamo affatto padroni: siamo qui, volenti o nolenti! ;-)

Il bello della vita, allora, è divertirsi per una vita intera a scoprire che ci sto a fare in questo spazio e in questo tempo... affinando continuamente quanto già si è scoperto facendone un regalo per gli altri e soprattutto rendendosi conto in teoria e in pratica che l'uomo ha bisogno di un "ossigeno" particolare chiamato "amore/amicizia/affetto", che in qualsiasi istante può e deve essere dato e ricevuto.

 

Se ho parlato dell'esperienza dell'hospice è perchè lì ho avuto conferma di come il non fare violenza al naturale decorso degli eventi aiuta sostanzialmente a cicatrizzare l'evento del distacco di un affetto senza rimpianti e senza rimorsi, e quindi in maniera più veloce e comuque sicuramente senza inutili strascichi! ;-)

 

:ciao:

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uhm ho dovuto rileggere un paio di volte il discorso per capire a fondo ciò che stai dicendo,ammetto di non esserci passato(e meno male detto tra noi)e spero di non passarci mai,l'hospice sò pressapoco cos'è ma come detto sopra non mi è toccata questa sorte fino ad ora,bene o male in 18 anni di vita ne ho viste ancora pochine come cose,e si in effetti il mio era un mero discorso non filosofico,diciamo un idea,la filosofia la lascio agli intellettuali...il punto è che non avevo capito bene in tuo discorso iniziale,credevo che tu la avessi buttata sul piano religioso,e ho esposto il mio pensiero per quanto opinabile sia.

detto questo ognuno ha la sua idea e non sò nemmeno cosa risponderti :mrgreen:

:ciao:

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Torniamo allora a noi, senza farci fregare! :ok:

 

Avevo circa 16 anni quando mi sono sentito crollare il mondo addosso quando rimisi in discussione tutto quello che stavo facendo, perchè vidi intorno a me un qualcosa che non mi convinceva. Addirittura ero arrivato a dubitare dell'affetto dei miei familiari ed ero anche arrivato a sentirmi "di troppo". Non è che "volevo farla finita", sia ben chiaro, ma mi sono domandato in maniera molto chiara che ci stavo a fare in questo mondo.

 

Col tempo ho capito allora quelle persone che mi hanno detto che "la vita è un mistero" perchè non ne siamo i suoi detentori al 100%.

Basta constatare come i nostri genitori non ci hanno certamente chiesto se volevamo nascere oppure no: semplicemente a riguardo dell'inizio della nostra vita non ne siamo affatto padroni: siamo qui, volenti o nolenti! ;-)

Il bello della vita, allora, è divertirsi per una vita intera a scoprire che ci sto a fare in questo spazio e in questo tempo... affinando continuamente quanto già si è scoperto facendone un regalo per gli altri e soprattutto rendendosi conto in teoria e in pratica che l'uomo ha bisogno di un "ossigeno" particolare chiamato "amore/amicizia/affetto", che in qualsiasi istante può e deve essere dato e ricevuto.

 

:ciao:

 

Io pure è da quando avevo anche meno di 16 anni che mi domando che ci sto a fare a questo mondo. Da allora, da quella prima volta, ogni giorno, anzi ogni momento, me lo domando ancora.

A volte mi capita pure di trovare una risposta, magari parziale, momentanea, ma a volte la trovo.

Mi ricapita di ritrovarle quelle risposte, a volte vanno bene anche per una seconda, una terza e altre volte. Tanto da riconoscere che non erano poi tanto parziali visto che me le ritrovo.

Cazzo però la riperdo ogni giorno. Ogni giorno me lo ridomando che ci sto a fare qui.

Di sicuro non l'ho scelto io, ma da quando ne ho coscienza e finchè sarò libero delle mie azioni sono io e solo io a decidere della mia vita.

Hai ragione a dire che non ne siamo detentori al 100%. E'da quando l'ho amaramente scoperto, poco prima dei 16 anni, che che tento di combattere chi mi impedisce di esserlo e perchè ogni essere umano su questo pianeta lo possa essere!

E quando decidessi di andarmene, vorrà dire che avrò i miei buoni motivi per farlo e vorrei poterlo fare senza dovermi buttare da un 5° piano di un ospedale.

 

 

Questo a prescindere se ho dato risposta a quel tarlo di domanda "che ci sto a fare a sto mondo" che torna sempre come deve tornare sempre a chi non si deve far dare la risposta da altri.

 

Chi vuole continuare a vegetare in un letto con qualcuno che gli pulisce le feci e gli svuota le sacche dell'urina deve essere libero di farlo tanto quanto chi al solo pensiero di questo vegetare preferisce salutare tutti e andarsene.

Siccome è difficile . . . estremamente difficile farlo da soli, (te lo posso assicurare!!!) se chiede aiuto a farlo gli deve poter essere come si da aiuto ad un infermo che chiede di continuare ad essere assistito.

 

La libertà è il vero valore assoluto in questa vita e non la vita in se, tanto meno se non si può essere LIBERI delle proprie azioni.

 

Quando decidessi di scoprire se quella domanda me la sono fatta invano o meno, vorrei poterlo fare senza ridurmi in poltiglia gettandomi da un 5° piano di un ospedale.

Vorrei poterlo fare chiedendo aiuto ai miei amici più cari senza che possano essere inquisiti di omicidio.

 

 

Questo vorrei come l'avrebbe voluto Mario.

 

 

Chi non è daccordo continuasse ad assistere chi vuole essere assistito e non impedisse agli altri di essere libero al 100% almeno quella volta.

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MODERATOR

"La vita che sogni è tutta un pacco come in TV: "affari tuoi".

E' come la verginità: d'un tratto prima la perdi e poi la rivuoi".

 

Citazione di Fabri Fibra (!!!) che fotografa a mio giudizio bene il sentire contemporaneo.

 

 

 

 

Il "che ci sto a fare" io non me lo domando più: ho troppe cose da fare per perderci tempo a chiedermelo... :mrgreen:

 

Ma il motivo è semplice: una volta che circa 20 anni fa mi sono reso conto che potevo investire sulle mie inclinazioni naturali (la meccanica) ho ripreso gli studi dando loro un'anima, e tutto quello che la vita da quel momento in poi mi ha posto davanti, sia come incoraggiamento che come prova, l'ho letto come la naturale conseguenza di quella scelta di fondo che riporto adesso volentieri: non importa il risultato/successo in senso assoluto, ma l'impegno a mettercela tutta nello sforzarmi di fare bene il bene -a partire dalle cose in cui sono portato- deve esserci tutto, al di là dei risultati riscontrabili! ;-)

 

La mia esperienza con l'hospice mi mostra come con veramente molto poco si sfuma la tentazione di "farla finita", tanto si può contare sulla presenza di gente che non si fa problemi a svuotare le sacche e a pulire il tuo corpo dalla pelle ormai resa estremamente fragile, dato che è specializzata in questo e non ti fa pesare una condizione di malattia che, ed è doveroso sottolinearlo, non è colpa della persona malata, ma è "semplicemente" un evento, seppur sgradevole, che è accaduto.

Ma soprattutto hai intorno a te il calore e l'affetto delle persone a te care, che magari ti assistono impotenti in silenzio, ma escludendo il "rumore delle parole" ti infondono quel calore umano e quella tenerezza che si esaltano in particolare in quelle situazioni dove si sperimenta la "dipendenza" dalle altre persone (stessa cosa che succede a due innamorati, che non possono stare separati per molto tempo!).

Quando c'è amore si passa sopra al fastidio di dover pulire le feci, perchè questa incombenza rimane sempre una cosa secondaria rispetto al valore della vita in sè, e non ci vuole molto a capire che questa operazione non lede la dignità di una persona (al limite crea imbarazzo, ma questo è un altro discorso, e comunque è un momento superabile), non la "punisce" e non intacca affatto l'affetto che si può comunque continuare a dare e ricevere nonostante le modificate condizioni fisiche.

Decidere di "togliere il disturbo" significa mettersi in condizioni di poter privare i miei cari dell'opportunità di trasmettermi affetto anche nella mia infermità, non escludendo il fatto che magari avrebbero ancora qualcosa da comunicarmi, anche se fino a quel momento non erano stati in grado di farlo...

 

Anche gli anziani che dicono "non ce la faccio più" arrivano a pensarlo perché vorrebbero continuare a misurarsi con il metro della giovinezza, non tenendo conto che ogni età ha la sua particolare forma di maturità, coi suoi limiti, ma anche con le sue particolari risorse, tutte da scoprire (ho vicino casa mia una RSA, "luogo d'ispirazione" di questi miei pensieri... ;-)).

 

 

 

Che s'intende per "libertà"?

 

E' ciò che genera le conseguenze della citazione iniziale?

 

Se è così, allora bisogna riconoscere che questo concetto è limitato alla sfera personale, e dimentica la dimensione sociale e relazionale dell'uomo.

 

Non esiste, quindi, libertà se non in relazione con gli altri, perchè ogni mia scelta, direttamente o indirettamente crea, consapevolmente o meno, delle inevitabili risonanze sugli altri.

 

Una volta mi fu fatto l'esempio del codice della strada: se tutti lo rispettassero si avrebbe la certezza che, se ho benzina a sufficienza e motore a posto tanto da non guastarsi (queste due cose dipendono dalla mia responsabilità) avrei la certezza di arrivare a destinazione dal punto in cui parto perchè sono "libero" nel momento in cui sono "protetto" da un legge, cui anche gli altri sono tenuti a rispettare, affinchè tutti possiamo rimanere "liberi" di non tamponare ed essere tamponati, rispettandosi nelle distanze di sicurezza, occupando con ordine gli incroci e così via.

 

Allora posso essere creativo dentro quegli strumenti che mi proteggono perchè sono... libero... di rimettere sempre in gioco cuore e cervello, perchè possa dare e ricevere dalle persone che mi circondano (come sto facendo in questo momento in cui vi sto scrivendo!), fino a quando potrò avere tempo e possibilità per farlo... e così poter dire a me stesso che non spreco tempo e lo sfrutto finchè mi è possibile! ;-)

 

 

:ciao:

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Non esiste, quindi, libertà se non in relazione con gli altri, perchè ogni mia scelta, direttamente o indirettamente crea, consapevolmente o meno, delle inevitabili risonanze sugli altri.

 

 

Appunto e la penso come Gianni.:mavieni::mavieni:

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MODERATOR

Il rischio nel discutere di questi argomenti sta nell'immaginarsi personalmente in quei panni, cosa ovviamente sgradevole e non augurabile.

 

Di fatto, fino a quando "non ci si sta dentro", non ci si può logicamente immaginare quali possono essere le reali emozioni che emergono in quelle circostanze.

 

Ci ritroviamo quindi a fare dei discorsi come se rimanessimo "affacciati alla finestra", senza "scendere in piazza" a rimboccarsi le maniche e a "toccare la vita" come si può presentare anche al di là di come normalmente la immaginiamo.

 

 

Suggerisco quindi a tutti di ritagliarsi e regalarsi un po' di tempo per fare opera di volontariato, ad esempio come soccorritori su un'ambulanza: sarà che conosco bene questo tipo di esperienza, dato che sabato mattina ero al volante di un Ducato così attrezzato, però vedo quanto è bello dare una porzione del proprio tempo (che è la nostra vita!) perchè la mia vita e la mia libertà possa incontrarsi nel soccorso con la vita e la libertà modificata del fratello, che è tale perchè fatto della mia stessa "pasta" umana.

 

A mio giudizio, è il modo più completo per non "cortocircuitarsi" in argomenti come questo, dove il rischio di fermarsi alle ipotesi rimane elevato, nel tentativo di voler (lecitamente) rimuovere il timore di trovarsi in condizioni sgradevoli e non desiderabili.

 

:ciao:

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Di fatto, fino a quando "non ci si sta dentro", non ci si può logicamente immaginare quali possono essere le reali emozioni che emergono in quelle circostanze.

 

:ciao:

 

Assistere per 4 anni un malato di Alzaimer o comemmerda si scrive quella dannata malattia io lo ritengo "starci dentro".

Mio padre pregava il suo dio che se lo portasse quando era "lucido", quando era in preda ai deliri lo malediva!

Per 4 anni io e mia madre gli abbiamo raccontato che non poteva farla finita da se come chiedeva o tentava, ben sapendo che aveva ragione a chiedere quello che chiedeva.

Perdere giorno per giorno la consapevolezza di se e delle proprie azioni.

Il suo sgomento quando rientrava in se e gli raccontavamo cosa avesse combinato di notte facendo il pazzo in preda ai deliri . . . io non me lo dimenticherò mai.

Le sue scuse per quello che non sapeva di aver fatto, il suo senso di impotenza, le sue suppliche ad aiutarlo ad andarsene . . . per me è starci dentro!!!

 

Su questi argomenti te lo ripeto, sarebbe opportuna un po' pietas umana da chi la professa e lasciare che gli uomini si autodeterminino da se senza impedirglielo con ogni mezzo.

 

Chi vuole continuare a vivere e a farsi assistere ha tutte le leggi dello stato perchè ciò avvenga.

Astenersi da rompere le balle a chi non la vuole questa assistenza sarebbe "cosa buona e giusta e fnte di vostra salvezza".

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vedere qualcuno morire è un'esperienza che prima o poi tocca a chiunque abbia un po' di coraggio e dignità.

Che si tratti di alzeimer, di cancro o di qualunque altra malattia è un'esperienza che mette a nudo sia te che chi è destinato ad andarsene. Fino a qui credo siamo tutti d'accordo.

Non voglio e non credo opportuno raccontare qui nei dettagli la mia personale esperienza che, in due diversi momenti ed età della mia vita mi è toccata. Dico solo che tra scegliere di lasciare un genitore in un ospedale a morire "da solo"e portarlo a casa tra i suoi odori, colori, suoni ed occupamene ho scelto la seconda e sono oggi, a distanza di anni, contento di averlo fatto. Cosi come sono certo che Signorhood sia da parte sua: hai fatto bene e ti fa onore.

 

A tutti gli amici (questioni anagrafiche) ai quali capita la stessa sorte suggerisco la stessa soluzione: "occupatene perchè è il modo migliore di non avere dei rimorsi in futuro ed anche un modo di crescere". Per paradossale che possa sembrare stare vicini alla morte è la maniera migliore di bere un sorso di vita vera, senza mediazioni, dura come deve essere, cruda come non può non essere

 

E' poi vero che farlo con i propri cari è in qualche misura più normale, più scontato. Farlo per persone sconosciute necessita di più coraggio, di più "coglioni" e immagino che la crescita personale che ne deriva sia direttamente proporzionale. In questo un po' invidio Vesponauta.

 

Tornando al 3d c'è una frase che mi piace citare per spiegare meglio quello che dicevo giorni fa dicendo che il signor Mario ha avuto le palle.. non so se la citazione è perfetta ma c'è una frase di un poeta indiano che dice: "Morire non è spegnere la luce ma piuttosto mettere la lanterna fuori dalla finestra perchè finalmente è arrivato il giorno.. "

 

Credo che il sig Mario abbia avuto dalla sua la lucidità di capirlo e si sia comportato di conseguenza. La prontezza di riflessi, la lucidità, il coraggio di dire quel che andava detto senza troppe mediazioni fanno scopa con la scelta di fare quello che (a quanto pare) riteneva andasse fatto senza mediazioni.

 

Che si trattasse di conoscere la frase giusta dalla quale prendere spunto o più probabilmente di esserci arrivato per ragionamento data l'innegabile intelligenza dell'uomo è qui poco importante. Quello che importa è togliersi il cappello davanti a qualcuno che ad un problema ha trovato una soluzione per la cui realizzazione è necessario un coraggio da leoni, un coraggio che deve essere quantomeno superiore all'istinto di sopravvivenza. Il che (e da quel che scrivete ne siete consapevoli) non è poco, stiamo parlando di altezze vertiginose alle quali pochi uomini sanno arrivare.

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MODERATOR

Perdere giorno per giorno la consapevolezza di se e delle proprie azioni.

Il suo sgomento quando rientrava in se e gli raccontavamo cosa avesse combinato di notte facendo il pazzo in preda ai deliri . . . io non me lo dimenticherò mai.

Le sue scuse per quello che non sapeva di aver fatto, il suo senso di impotenza, le sue suppliche ad aiutarlo ad andarsene . . . per me è starci dentro!!!

 

Su questi argomenti te lo ripeto, sarebbe opportuna un po' pietas umana da chi la professa e lasciare che gli uomini si autodeterminino da se senza impedirglielo con ogni mezzo.

 

Mai ho espresso un qualsiasi impedimento all'autodeterminazione, dato che questo significherebbe "castrare" la libertà e la dignità di ciascuno.

 

Sottolineare invece la giusta e necessaria delicatezza nell'affrontare certi argomenti, date le conseguenze esistenziali e i possibili strascichi psicologici che restano a chi rimane, è invece necessario! ;-)

 

Che colpa ne aveva tuo padre di quello che viveva, dato che l'Alzheimer (come l'epilessia) è un "difetto elettrico" indipendente dalla libertà e dalla coscienza?

Di cosa doveva chiedere scusa, visto che non era colpa sua? :noncisiamo:;-)

Guarda caso, nei miei primi interventi accennavo al senso di responsabilità nella malattia, e questo calza a pennello specie in questo caso, dove non esistevano nemmeno dei comportamenti rischiosi per la salute, tipo quelli che portano a certe forme tumorali!

 

Conta quindi una seppur minima ma necessaria preparazione "spirituale" a certe evenienze, così come invito i fidanzati che conosco a mettere in campo la possibilità che possa loro nascere una figlio disabile, oppure sanissimo, ma che lo possa diventare in futuro a seguito di un incidente!

 

Non serve raccontare ad una persona quello che combina suo malgrado, anche se immagino che in certe circostanze non si sappia che pesci prendere, non essendo "ferrati" e specializzati sull'argomento. Piuttosto è infinitamente lodevole, e su questo quoto otrebor, lo sforzo quadriennale che avete fatto, che sicuramente non lascia rimpianti e rimorsi, se in coscienza vi siete detti che ce l'avete messa tutta! :applauso:

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Non voglio e non credo opportuno raccontare qui nei dettagli la mia personale esperienza che, in due diversi momenti ed età della mia vita mi è toccata. Dico solo che tra scegliere di lasciare un genitore in un ospedale a morire "da solo"e portarlo a casa tra i suoi odori, colori, suoni ed occupamene ho scelto la seconda e sono oggi, a distanza di anni, contento di averlo fatto. Cosi come sono certo che Signorhood sia da parte sua: hai fatto bene e ti fa onore.

 

A tutti gli amici (questioni anagrafiche) ai quali capita la stessa sorte suggerisco la stessa soluzione: "occupatene perchè è il modo migliore di non avere dei rimorsi in futuro ed anche un modo di crescere". Per paradossale che possa sembrare stare vicini alla morte è la maniera migliore di bere un sorso di vita vera, senza mediazioni, dura come deve essere, cruda come non può non essere

 

 

:applauso: :applauso: :applauso:

 

 

Cito (e riciclo) inoltre quello che ho trovato qui:

 

http://www.vesparesources.com/piazzetta/13161-buon-viaggio-francesco-4.html

 

"Tra l’altro, però, dobbiamo sottolineare che nella nostra cultura stiamo tendendo a dimenticare che la morte è parte normale della vita terrena, passaggio necessario ineliminabile, che proprio perché esiste dovrebbe insegnarci l’equilibrio nel presente (senza farci paralizzare da questo pensiero, ma anche riconoscendo la nostra limitatezza)."

 

Sarà appunto perchè anche col volontariato che faccio mi ritrovo ad avere contatto con la "vita" nelle forme più svariate, ma questo mi sta aiutando ad imparare ad avere dimestichezza con la vita stessa!

Certo, è sempre tutto da imparare, ma mi sforzo di seminare affetto intorno a me, perchè non mi dispiacerebbe trovarne un domani in cui potrei essere io ad averne bisogno! ;-)

 

Signorhood ha avuto decisamente più coraggio del "signor Mario", dato che è la quotidianità il vero banco di prova della vita, fatta sia di cose che piacciono che di cose che non piacciono.

 

Mio padre in passato mi salutava dicendomi: "Portami sempre buone notizie!". Io gli rispondevo: "Quelle non buone, ci sforziamo di aggiustarle!".

 

Esiste quindi un modo di ragionare che si può basare su piccoli errori iniziali di valutazione che alla lunga portano a conseguenze devastanti.

Lode, quindi, alla capacità umana di ragionare, ma stando attenti ad avere alla radice una correttezza di fondo che non faccia equivocare sui risultati ottenuti.

Non mi sento quindi di elogiare il "signor Mario" per il "coraggio" che ha avuto, dato che personalmente mi ritrovo a conoscere anche qualche caso di suicidio, che all'origine di ciò aveva ben altre premesse, e di conseguenza richiede altre valutazioni, profondamente diverse da questo caso.

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Non mi sento quindi di elogiare il "signor Mario" per il "coraggio" che ha avuto, dato che personalmente mi ritrovo a conoscere anche qualche caso di suicidio, che all'origine di ciò aveva ben altre premesse, e di conseguenza richiede altre valutazioni, profondamente diverse da questo caso.

 

qui però stavamo parlando del caso specifico. Se è il "suicidio" in discussione ci sono ovviamente molte altre valutazioni da fare. Tuttavia hai ragione: il mio è un applaudire in maniera superficiale a qualcosa che conosco in maniera superficiale. E' legato all'immagine che ho del personaggio: schietto, determinato, veloce. Ci rifletterò.

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Di cosa doveva chiedere scusa, visto che non era colpa sua? :noncisiamo:;-)

Assolutamente di niente doveva chiedere scusa, ma purtroppo è quello che faceva quando si accorgeva che "era stato assente" dal suo autocontrollo.

Era allora che disperato chiedeva coscientemente di farla finita e si malediva per non aver capito in tempo che non avrebbe più potuto farlo da solo proprio perchè ormai sotto nostro continuo e attento controllo.

 

Mario lo ha fatto coscientemente per tempo.

 

Lasciamo perdere va.:roll:

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Assolutamente di niente doveva chiedere scusa, ma purtroppo è quello che faceva quando si accorgeva che "era stato assente" dal suo autocontrollo.

Era allora che disperato chiedeva coscientemente di farla finita e si malediva per non aver capito in tempo che non avrebbe più potuto farlo da solo proprio perchè ormai sotto nostro continuo e attento controllo.

 

Si dispiaceva nel crearvi un dispiacere, non volendo più essere un peso di troppo per voi, ma vi siete comunque voluti bene lo stesso, fino in fondo, nonostante quello che lui diceva a parole e con gli atteggiamenti che aveva! ;-)

 

Lasciamo perdere va. :roll:

 

Certamente, dato che non tutto è spiegabile razionalmente, ma comunque mi sono preoccupato di non lasciare cose non dette! :ok:

 

:ciao:

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Si dispiaceva nel crearvi un dispiacere, non volendo più essere un peso di troppo per voi, ma vi siete comunque voluti bene lo stesso, fino in fondo, nonostante quello che lui diceva a parole e con gli atteggiamenti che aveva! ;-)

 

 

 

 

France',non dimenticare che abbiamo passato la stessa cosa con mio suocero,per questo mi sento accomunato a Gianni.In piu' vedevo la sofferenza di Giovanna e l'unico conforto che potevo dare era quello di starle vicino,ma mi rendevo conto della mia e nostra impotenza e la cosa mi logorava oltremodo.

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France',non dimenticare che abbiamo passato la stessa cosa con mio suocero, per questo mi sento accomunato a Gianni. In più vedevo la sofferenza di Giovanna e l'unico conforto che potevo dare era quello di starle vicino, ma mi rendevo conto della mia e nostra impotenza e la cosa mi logorava oltremodo.

 

Ed è proprio qui che ti aspettavo finalmente al varco! :ok::mavieni::Lol_5:

 

Sai che ho un pregio che è anche per qualcuno un difetto (:mrgreen:): la memoria. E ricordo a maggior ragione cosa è successo lo scorso 12 agosto, dove s'è fatta una particolare esperienza di vita! ;-)

Sono quelle classiche situazioni dove tocchi con mano il limite ma anche il valore di una storia, di una persona, dell'importanza del suo corpo che esprime in esso e solo attraverso di esso tutta la serie dei legami affettivi che porta con sè, più o meno intensi che siano.

 

Rispettare il corpo di un essere umano significa avere cura di tutta quella "rete" di relazioni che attraverso quel corpo prendono vita, e in cui passa la vita!

 

Quando su quella vita corporea s'è fatto tutto quanto è ed è stato possibile fare, soprattutto in segno di vicinanza (che è sinonimo di affetto!) non c'è altro da aggiungere, e si ha la certezza che il tempo non è stato gettato invano!

Tanto che la vicenda di tuo suocero è stata un ulteriore occasione per stare vicino a Giovanna (e siete cresciuti insieme! ;-))... e quindi ritorna il discorso che ogni evento personale ha delle risonanze che coinvolgono molte altre persone... ;-)

 

:ciao:

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