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Il Gommino del Guzzista.....


miticomice
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I Guzzisti sono una "razza" a me molto simpatica..... leggete quì sotto!

 

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si può viaggiare in moto sordi da un lato perché c'è una gomma nell'orecchio?

sì.

- come hai detto?

ho detto sì.

- come?

ho detto di sì, che si può viaggiare sordi perché c'è un gommino dentro al buco nell'orecchio.

 

 

m'è accaduto domenica. giornata splendida, che si è aperta con i più begl'auspici.

il primo segnale positivo, è il fatto che mi sono svegliato di domenica 6,30 ora legale (era appena scattata l'ora solare).

il secondo aspetto positivo, gl'impasticcati della discoteca di fronte. il quartiere era addormentato tranne loro, gli impasticcati della discoteca, che vanno in estasi per un nonnulla, e a quell'ora si esaltavano per la bellezza della prima corsa dell'autobus giallo, per la bellezza di un'alba non richiesta.

dico, uno è bello tonico dopo una nottata in discoteca; può fare mille cose divertenti. per esempio, infilarsi in casa e massaggiarsi con il sesso opposto.

no, eh.

agl'impasticcati mica viene in mente di appassionarsi ai massaggi personali: giocano a pallone per strada alle 6,30 di domenica. e patapìm, e patapùm, con 'sta palla.

alle 6,30.

io, io che non ero impasticcato, non avevo nulla da fare tranne ciabattare per casa. così afferro il corriere del giorno prima, vado alla pagina del sudoku, prendo la matita - una di quelle con il gommino per cancellare, e il dettaglio non è marginale - e comincio a riempire di numeri le caselle.

comodissime, le matite con il gommino, quando si fanno i rompicapo perché si può scancellare l'errore.

eccomi in pigiama, seduto in pigiama sul divano del soggiorno, alle prese con il sudoku.

tre, uno; cinque.

qui il nove.

 

poi con la matita mi ravàno l'orecchio destro.

perché quando gioco a sudoku, dentro l'orecchio mi si forma un allevamento di peoci: intendo dire, di cozze.

intendimi, sono una persona pulita; oltremodo pulita.

ma il-ravàno-dell'orecchio è un imperativo categorico kantiano che si accompagna sempre con il sudoku.

non so perché, ma tutte le volte che afferro uno schema di sudoku, ecco mi prude l'orifizio.

e sono perfette per l'orgasmo pruditorio le matite con quel morbido gommino rosso dalle forme arrotondate.

 

che c'entra tutto questo?

c'entra, c'entra. ci entra e ci è entrato anche troppo.

 

perché durante questo accurato ravàno del canale auricolare succede che - snap! - il gommino si stacca e rimane dentro al buco dell'orecchio.

resta lì.

irraggiungibile per le mie dita.

primo secondo di terrore. e mo'?

dopo qualche secondo, il terrore diventa stupore: che faccio adesso con un gommino dentro al buco dell'orecchio?

il terzo sentimento è di vergogna verso me stesso: sono davvero deficiente, a manipolarmi una matita dentro all'orecchio.

e che io sia deficiente, questo è un sospetto ricorrente.

 

insomma, sono lì in soggiorno, in pigiama, con i sudori gelati e un coso nell'orecchio.

quando la mia donna si sveglia, le chiedo soccorso: aiutami a estrarre l'oggetto. ma non usare - le dico - non usare le pinzette perché se fai così spingi il gommino più a fondo.

 

perché dire queste cose a una donna?

inutile.

è come cercare di spiegare a una donna che per arrivare in corso roma deve seguire la circonvallazione e tenere sulla destra la collina: non distingue né la destra dalla sinistra, né distingue la circonvallazione da qualunque altra strada, né percepisce l'inclinazione della collina né infine può individuare corso roma.

sarebbe meglio dire a una donna: quando vedi l'incrocio con la profumeria limoni, giri dal lato dove c'è una pasticceria con le tende rosse (un maschio non riuscirebbe a distinguere una pasticceria da un ufficio postale, né le tende rosse da un giardino municipale).

 

insomma, sul gommino dentro al buco dell'orecchia è stato inutile dire alla mia donna di non usare le pinzette sennò si spinge più a fondo il gommino: per le donne le dinamiche che spingono un cilindro duro e lungo dentro a un pertugio sono un mistero esaltante, appassionante, da condividere: ma nulla più.

 

"ops, è andato in fondo. non lo si vede più".

 

e ce lo sapevo. ora mi trovo dentro all'orecchio un gommino irraggiungibile. inclino la testa, provo a vedere se scivola pianpianino. niente.

 

c'è una speranza.

 

è in programma un viaggio in moto.

e posso sperare in santa mamma guzzi.

le vibrazioni di un sp III riescono a sbullonare una carena e a distribuire a ogni viaggio sulle strade statali alcuni etti di dadi d'acciaio.

 

la speranza è che le vibrazioni alternate dei cilindri e dei pistoni mandino fuori dal buco dell'orecchio il gommino rosso.

già m'immagino - illuso! - il gommino che esce dall'orecchia e libero cade nel collo.

giù giù per la camicia, il solletico nella canottiera, e trovarmelo dentro le scarpe.

 

il viaggio in moto è un centinaio di chilometri.

e devo dire che poche volte ho viaggiato così male. sembrava di avere un cuscino legato da un lato della testa.

sordo dalla parte destra.

 

sulle prime, mi dico: ma il guzzòttero deve avere qualcosa che non va a sinistra, senti che casino fa da un lato solo.

forza dell'abitudine.

lo so benissimo che dal lato sinistro va tutto bene, la moto è il solito ferraccio di sempre.

però gli automatismi prendono il sopravvento.

e mentre viaggio mi sorprendo a controllare a sinistra perché fa così rumore. mi chino a guardare il rubinetto sinistro della benzina: è aperto? poi mi do (ancora una volta) del deficiente. non c'entra il rubinetto della benzina, c'entra (anzi, c'è entrato) il tappino di gomma nell'orecchia destra.

dopo un po' in automatismo guardo il cilindo di sinistra, così rumoroso.

e ancora una volta dico: macché cilindro sinistro: gommino destro!

 

poi in autostrada mi accorgo che anche la vista - non so come dire - segue l'udito. viaggio tendente a destra. se chiudo gli occhi per un istante, quando li riapro mi ritrovo a cavallo della linea della corsia d'emergenza.

 

sulla corsia di destra dell'autostrada gioco un po' con i miei esperimenti. chiudo un occhio e poi l'altro. inclino la testa. mi tengo stretto alla moto perché mi passino nel corpo più vibrazioni possibili, nella speranza che la magia di mandello faccia espellere il gommino non richiesto.

 

niente da fare. il gommino - sono passate molte ore - è sempre lì. io, sordo dal lato destro.

 

dopo un po', sono assordato - ma questa è una caratteristica della moto guzzi - anche dal lato sinistro.

quasi arrivato alla mia meta, milano, caccio un sorriso soddifatto. dopo un'oretta di viaggio in moto, ho raggiunto la simmetria. sordo da entrambi i lati.

il rombo del motore da un lato, il gommino dall'altro. fantastico. navigo in un universo immaginario fatto di echi e di rimbombi. quanto vedo è ormai dissociato da quanto sento. e anche il tatto - un'ora di vibrazioni bicilindriche alle mani, alle braccia e al pòdice - ormai è una sensazione circonfusa.

la percezione di un sogno.

 

m'illudo che anche la vista venga modificata da questo mondo strano di rumori soffusi e di vibrazioni. in effetti, mi sembra che anche l'occhio del lato destro (quello del gommino) ormai veda più confuso.

è illusione, penso.

 

arrivato nella metropoli, guido nel traffico urbano come diretto da un telecomando remoto. chi comanda la mia guida urbana è quel gommino.

 

la moto sarà magica, sarà meravigliosa, avrà vibrazioni pubiche importanti: ma il gommino di matita è ancora lì. cementato dentro al buco.

così, dirigo la ruota verso il pronto soccorso del fatebenefratelli.

 

l'infermiera (caruccia da morire, con un nasino all'insù e le labbrucce arricciate da baciare) dice: "l'otorino non c'è, ci sono i chirurghi quelli veri, quelli che aprono le pance; non so se le va bene".

così, dice lei, ve': "quelli che aprono le pance".

non avevo mai distinto tra chirurghi finti e chirurghi veri. io all'infermiera: be', proviamo lo stesso.

 

"quelli chje aprono le pance". m'immagino già disteso fra una squadra di squartatori, con cortellacci che mi sfilano il timpano, disossano staffa-martelletto-còclea; con grossi ditoni resi scivolosi dal mio sangue cercano di afferrare il tappino dentro alla testa inseguendolo per i meati della scatola cranica.

 

un'ora e venti minuti d'attesa nel pronto soccorso non mi rendono tranquillo.

mi passano davanti gli sfracellati e gli sbudellati, poi tocca a me: l'infermiera mi chiama.

prendo in braccio casco e giubbotto e con l'animo diviso (mi squarteranno? mi libereranno?) cammino verso la sala visite.

 

mi vergogno a dire al chirurgo apripance che ho un gommino nell'orecchio.

quello non alza ciglio. indossa la lampada frontale (quella che hanno in testa i medici delle barzellette), chiede all'infermiera "signorina, le pinze a baionetta grazie" e due secondi dopo tira fuori dal mio orecchio un siluro rosso.

mai visto un gommino di matita grande così.

sarà stato lungo 2,5 cm.

 

il ritorno a casa è stato sorprendente.

non so perché, ma la moto ora tirava dalla parte opposta, a sinistra.

e poche volte mi sono goduto così tanto quel breve percorso lungo via moscova, con dentro l'orecchio destro i refoli miti di quest'autunno fuoriclima.

ridevo dentro al casco come un guzzista in moto, ma ancora di più, perché ero un guzzista libero con l'orecchio libero.

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