A questo punto non posso non evocare il peggior incidente che io abbia mai avuto in Vespa.
Dunque, era l'agosto del 1993 e in una mattina soleggiata stavo percorrendo la vecchia SS 38 dello Stelvio da Bormio verso Tirano. Ero arrivato quasi all'altezza de Le Prese, subito dopo la Casa Cantoniera, e precisamente in questo punto:
NB: All'epoca il cavalcavia non era stato ancora costruito e sulla destra c'era un muretto a secco proprio a ridosso della strada.
Ecco, proprio in quel punto incrocio un camion con rimorchio. Fin qui tutto bene, ma che cosa succede poi? Ecco che spunta una macchina dalla curva che, contro ogni logica e ogni divieto, stava superando il TIR! Notare che eravamo in presenza di doppia curva, quella da cui era sbucata lei e quella che avevo appena percorso io! Io allora rallento e cerco di portarmi il più possibile contro il muretto, ma la tizia alla guida, anziché cercare di frenare, accelera e cerca di passare tra me e il camion.
Mi colpisce quindi con violenza frontalmente, la Vespa è schiacciata contro il muretto e io sono scaraventato e catapultato in avanti. Atterrato sull'asfalto, più che per il dolore al braccio e alle costole mi preoccupo per la Vespa (una Cosa 200 bianca di soli due anni) che, come potete immaginare, era in condizioni pietose.
L'incosciente alla guida della macchina (una Y o Y10 non ricordo), superato il camion (che si era fermato), senza minimamente preoccuparsi di verificare il mio stato (con un frontale del genere potevo essere morto), guarda il suo mezzo ed esordisce piangendo con le seguenti testuali parole "ah, la mia macchinina nuova ..."
Se fossi stato in grado di alzarmi, le avrei assestato un più che meritato ceffone.
Arrivano l'ambulanza (che mi porta al vicino ospedale di Sondalo), i Carabinieri ....
Frattura dell'ulna, varie costole fratturate, escoriazioni pazzesche ...
E inizia un calvario. Dopo due mesi di gesso la frattura non si è risaldata e si è sviluppata una pseudoartrosi (invece di prodursi callo osseo tra i due monconi si è formato del tessuto molle per cui l'osso "balla").
Operazione in dicembre a Firenze con trapianto di materiale osseo dalla tibia e nuovo gesso per due mesi.
Neanche dopo questa operazione con trapianto osseo la frattura si è saldata perfettamente.
Disperato, nell'agosto dell'anno dopo mi faccio operare a Strasburgo, dove, oltre a prelevare materiale osseo (questa volta dall'anca) fissano il tutto con una placca di titanio e una mezza dozzina di chiodi.
Ancora gesso per due mesi. Questa volta sembra che ce l'abbia fatta. Tengo la placca ancora un anno e mezzo e, nel gennaio del 1996, faccio l'ultima operazione (questa volta, per fortuna, in anestesia locale) per togliere la placca e i chiodi.
Una piccola odissea, ma ormai, ovviamente, a distanza di così tanti anni, non mi lamento più di tanto (anche se i nervi intorno alla tibia sinistra, sicuramente lesi dal macellaio che mi aveva operato, sono ancora ipersensibili e non ho mai recuperato la piena mobilità del braccio sinistro). Tutto questo senza contare che .... mi poteva andare molto peggio, come molto peggio è sicuramente andata ad altri per colpa d'incoscienti a cui la patente sarebbe stato meglio che non gliel'avessero mai data.
Nonostante tutto la voglia di andare in Vespa non mi è mai passata. Anche nei giorni successivi all'incidente pensavo con insistenza al giorno in cui l'avrei fatta riparare e sarei potuto tornare a guidarla.
Siamo fatti così.